Sveglio. Merda, 8:53. Ecco, al solito, sempre in ritardo. Cazzo. Ti concedi 5 minuti, poi altri 5 e ti risvegli alle 9. Degenere. Porca puttana. Ma poi alla fine cazzo me ne frega, finchè non mi rompe il cazzo nessuno. Primi passi al buio, equilibrio instabile. Sarà la cervicale? Segna: visita dall'osteopata. Picchio violentemente il piede sinistro contro un oggetto non identificato ma di sicuro inamovibile che mi provoca un dolore lancinante. Merda. Ancora. Anche oggi cazzo? Soffoco le bestemmie ma le penso così intensamente che i sensi di colpa e la relativa soddisfazione mi provocano un senso di benessere immediato. Mi verrebbe comunque da urlare, più che per il dolore in se e per se, per il fatto di averlo provato a pochi attimi dal risveglio, per il fatto di non aver avuto la possibilità di iniziare la giornata in modo dolce e graduale. Che bisogno c'è di un richiamo così brusco alla realtà?
Apostasia. Non in senso religioso, ma in quello letterale. Restare distaccato.
Un respiro profondo e riesco ad arrivare a tentoni alla porta. Tiro la maniglia verso di me con due dita, delicatamente. Dopo i primi 10 cm di spiraglio, parte un cigolio infernale ed interminabile in Re#. "Non aprite quella porta". Si muovono, qualche sussulto. Fermo la porta e rimango immobile, in una posizione innaturale ma plastica. Sono Marcel Marceau. Silenzio. Bene, non si sono svegliate. Salvo.
Accosto la porta e mi immergo nella penobra del corridoio, fino all'interrutore del bagno. E luce fu.
martedì 15 dicembre 2009
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